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I MANCINI
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DOMANDE A QUIZ
Le unghie crescono circa il doppio delle unghie dei piedi, a 3,47 millimetri al mese rispetto a 1,62 millimetri al mese
Se posizionate correttamente le mani sulla tastiera, la mano sinistra eseguirà il 56% del lavoro.
Le fratture del mignolo costituiscono circa un terzo di tutte le fratture della mano negli adulti. Perché? Il mignolo non è così protetto come le altre dita, e le dimensioni delle falangi sono approssimativamente simili a quelle di una matita sottile.
Le dita non hanno muscoli. Le dita si muovono grazie a muscoli che si trovano nella mano, nel polso e nell’avambraccio.
Questo è un mito, come quello sui capelli. La disidratazione fa sì che la pelle di un cadavere e i tessuti molli si restringano, rendendo le unghie più lunghe.
La differenza è determinata da questo ormone sessuale durante la crescita di un bambino nel grembo materno. La maggior parte degli uomini ha un anulare più lungo, mentre è vero il contrario per molte donne.
Il rumore scoppiettante non è osseo, è lo scoppio di piccole bolle di gas nell’articolazione. Gli studi dimostrano che non esiste alcun legame tra questa abitudine e le articolazioni rigide e dolorose.
Gli scienziati pensano che essere mancino o destrorso dipenda da genetica, ormoni e sviluppo. Tuttavia, due genitori mancini sono la combinazione più probabile per avere un figlio mancino, con probabilità di circa il 35%.
Le unghie non sono sensibili (altrimenti farebbe male quando le si tagliano). Il letto ungueale è pieno di terminazioni nervose e vasi sanguigni. Ecco perché un tocco sull’unghia è sentito al di sotto.
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ANATOMIA DELLE MANI
Le mani sono un capolavoro di ingegneria. Sono così complessi che dobbiamo ancora creare la loro uguaglia nonostante i nostri progressi tecnologici. Ecco alcune cose che potresti non sapere sulle mani:
1 | a. 27 ossa: 14 solo nelle dita, tra falangi, prossimali, medie e distali. (Nel piede, invece, ce ne sono 26). Fatti i conti, nelle nostre estremità si concentra più della metà dei componenti dell’intero scheletro: 106 ossa su 206!
b. 18 muscoli c. 29 articolazioni d. 123 legamenti e. 34 muscoli che muovono le dita lunghe e il pollice i. 17 nel palmo ii. 18 nell’avambraccio f. 48 nervi i. 3 nervi maggiori ii. 24 rami sensitivi iii. 21 rami muscolari g. 30 arterie
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2 | Le dita non hanno muscoli, solo tendini.
La mano e le dita sono controllate da muscoli che hanno la loro inserzione distale e prossimale nella mano e sono chiamati muscoli intrinseci e da muscoli nell’avambraccio che vengono chiamati muscoli estrinseci
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3 | Ci sono più di cento legamenti nella mano: essi garantiscono il supporto e la stabilità alle articolazioni | |
4 | Comandiamo le nostre dita “da remoto”. Naturalmente, in un certo senso, manovriamo tutte le parti del nostro mobili del nostro corpo tramite un telecomando: il centro di controllo è infatti il nostro cervello. Tuttavia, le dita sono speciali, perché non ci sono muscoli all’interno delle dita. I muscoli che fanno muovere le articolazioni delle dita si trovano nel palmo e nell’avambraccio e sono collegati alle ossa delle dita tramite i tendini, che muovono le dita come le corde di una marionetta.
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5 | Su ogni mano ci sono circa 20 mila recettori tattili: 100 per cm2 centimetro quadrato sulla punta delle dita, circa 20-30 per cm2 sul palmo.
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6 | Circa un quarto della corteccia motoria nel cervello umano (la parte del cervello che controlla tutti i movimenti nel corpo) è dedicata ai muscoli delle mani. Questo di solito è illustrato con un disegno di una figura umana drappeggiata sul lato del cervello, parti del corpo proporzionali alla quantità di cervello dedicata al loro movimento, indicato come un omuncolo, come illustrato in questo disegno dalla monografia del Dr. Wilder Penfield “The Cerebral Cortex of Man”:
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7 | I movimenti del pollice sono garantiti da 9 muscoli indipendenti, che sono innervati da tutti e 3 i nervi principali della mano. I movimenti sono talmente complessi e sofisticati che permettono l’esecuzione di sei movimenti su assi differenti a livello dell’articolazione trapezio-metacarpica.
h. Flessione i. Estensione j. Abduzione k. Adduzione l. Opposizione m. Retropulsione |
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8 | Quando si stringono le dita in un pugno, i polpastrelli si raggruppano naturalmente uno accanto all’altro: se si piegano tutti insieme, mantengono una direzione indipendente. Tuttavia, la tendenza naturale è che ogni punta del dito miri allo stesso punto alla base del pollice, il che è ben visibile quando si flette singolarmente ogni dito fino al palmo. Per questo motivo, se un problema alla mano (rigidità, gonfiore, ecc.) impedisce al dito di incrociare il lato del polpastrello adiacente a metà del pugno, quel dito tenderà ad incrociarsi e si sovrapporrà al dito adiacente quando si fa un pugno.
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9 | La pelle sul lato del palmo della mano e delle dita è unica per questi motivi:
a. Non ha peli (il termine medico è glabro). b. Le impronte digitali. c. Non si abbronza di solito né il colore né la capacità di abbronzarsi. d. Duro e resistente, ma sensibile. e. È ancorata fino alle ossa mediante una fascia chiamata aponevrosi palmare. Questa disposizione impedisce alla pelle del palmo di scivolare come un guanto di gomma quando usiamo le mani per afferrare un oggetto. In alcune persone, questa fascia può ispessirsi e retrarsi, causando la malattia di Dupuytren (fibromatosi palmare).
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10 | Le dita non sono mai perfettamente dritte. Di solito, l’indice, l’anulare e il mignolo sono leggermente rivolti verso il medio e il dito medio può curvare verso entrambi i lati.
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11 | Le ossa delle dita sono diritte sul lato posteriore, ma curve sul lato del palmo. Quando pieghiamo le dita in un pugno, le ossa delle dita producono una forma simile a un cerchio in un quadrato, rotondo all’interno, quadrato all’esterno.
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12 | Quando facciamo un pugno, i polpastrelli si incurvano in una spirale, non in un cerchio. Questo perché le lunghezze delle ossa delle dita sono correlate in un modo spesso visto in spirali naturali. Queste spirali a loro volta si riferiscono a una serie matematica di numeri scoperti da Fibonacci nel 1202. In questa serie, ogni numero è la somma dei due numeri precedenti: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, …e così via. Le lunghezze delle ossa delle dita si approssimano al rapporto dei numeri diFibonacci 2, 3, 5 e 8.
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SEGNI E SINTOMI DELLE MANI
Formicolio e affaticamento
Avere le dita o anche un intero braccio insensibile o “informicolato” è qualcosa che una persona su dieci ha provato. Quella sensazione pungente potrebbe essere temporanea, il risultato della normale stanchezza, o il segno di un problema più serio.
Vediamo quali sono le possibili cause:
Quando solleviamo oggetti pesanti e poniamo i nostri polsi in posizioni scomode, aumentiamo la pressione sui nervi situati subito sotto la pelle. Questo può portare ad una sensazione di formicolio sulla superficie di tutte le nostre dita.
La mancanza di alcune vitamine (come le vitamine E, B1, B6 e B12) può spesso causare una sensazione di formicolio alle dita della mano sinistra o della gamba sinistra.
È necessario determinare, attraverso appositi esami, l’entità del problema e procedere al reintegro delle sostanza mancanti.
La sindrome del tunnel carpale si manifesta spesso con formicolio a carico del pollice, l’indice e il medio. A causa di alcune azioni che vengono ripetute più e più volte come parte del lavoro o dello stile di vita di una persona, i tendini possono gonfiarsi, comprimendo il nervo mediano che provoca un intorpidimento della mano.
Il formicolio nella mano può anche essere causato da alcune malattie cardiovascolari, che hanno un effetto sul flusso generale di sangue alle estremità.
Può aiutare fare passeggiate a passo moderato o fare ginnastica per migliorare la salute dei vasi sanguigni alle estremità. Problemi più gravi con la circolazione del sangue richiedono l’intervento di professionisti medici.
Unodei principali segni del diabete è una sensazione di formicolio irradiata ai piedi e alle mani. Ciò si verifica a causa di una riduzione del flusso di sangue in certe aree che causa un danno alle terminazioni nervose.
Il diabete di tipo 1 viene trattato con la somministrazione di insulina. Il diabete di tipo 2 può essere trattato anche solo con la dieta, quindi prima di tutto deve essere effettuato un esame del sangue e la consultazione con un medico.
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L’IGIENE DELLE MANI
Sulle nostre mani vivono microrganismi non patogeni, che non creano danni. A questi, però, possono aggiungersi virus e batteri che circolano nell’aria o con cui veniamo in contatto toccando le più diverse superfici. Ecco perché secondo il Center for Disease Control and Prevention(CDC) di Atlanta lavarsi le mani rappresenta il “la misura più importante per prevenire la diffusione delle infezioni”. In foto: la mano di un bambino di 8 anni, fotografata dalla mamma microbiologa, Tasha Sturm. Prima di fargli lavare le mani, gli ha chiesto di appoggiarle su uno strato di gel, che ha raccolto i microbi presenti, rivelando al microscopio… un intero mondo.
Come lavarsi le mani? Le mani – avverte sempre il CDC di Atlanta – vanno lavate spessissimo: prima di maneggiare alimenti, prima di mangiare, dopo aver toccato e nutrito un animale, dopo essersi soffiati il naso, dopo aver toccato la spazzatura… il modo migliore di farlo è in 5 passi.
A proposito: il 15 ottobre si celebra nel mondo la giornata mondiale della pulizia delle mani.
Fatti e falsi miti sull’igiene delle mani
Vuoi diminuire il rischio di contrarre delle infezioni: lavati le mani!
Semplicemente lavarsi le mani può aiutarti a fermare i germi come i virus e i batteri. Altrimenti, i germi possono oltrepassare le barriere naturali del tuo corpo e causare infezioni.
Mito: è necessario utilizzare il sapone antibatterico per una pulizia efficace.
Qualsiasi buon sapone per le mani pulirà le mani, in maniera efficace, anche dai batteri. Un sapone antibatterico è considerato un prodotto detergente con agenti antimicrobici attivi.
Un sapone antibatterico è una buona scelta per i luoghi in cui i sistemi immunitari delle persone sono deboli. Luoghi come ospedali e strutture di cura.
Un sapone antibatterico può anche essere utile se la tua casa ha animali domestici.
Mito: il sapone antibatterico è più sano da usare.
La Federal Drug Administration e Centers for Disease Control and Prevention(CDC) hanno esaminato il problema. Non hanno trovato prove che l’uso di sapone antimicrobico sia più efficace del normale sapone.
Un altro vantaggio del sapone normale: è più economico.
Fatto: l’uso eccessivo di prodotti antibatterici può effettivamente finire per essere dannoso per te.
L’uso eccessivo di saponi antibatterici può ridurre la quantità di batteri “buoni” normalmente residenti sulla pelle. L’uso eccessivo può rendere gli agenti antibatterici dei saponi meno efficaci nel combattere nuovi ceppi di germi.
Mito: se si utilizza un sapone antibatterico, non è necessario lavarsi le mani più spesso.
Quando si utilizza un sapone antibatterico, non si devono cambiare né frequenza né modalità con cui ci si lava le mani
Quando ci si dovrebbe lavare le mani?
Ecco come lavarsi efficacemente le mani per eliminare i germi:
Fatto: i disinfettanti per le mani sono un’alternativa efficace al lavaggio con sapone.
I prodotti con almeno il 60% di alcol sono un’alternativa efficace quando non è possibile utilizzare sapone e acqua calda per lavarsi le mani. Entrambi i fluidi igienizzanti e le salviette hanno il vantaggio di essere portatili, quindi possono essere utilizzati ovunque ci si trovi.
Importante: i disinfettanti per le mani non eliminano tutti i tipi di germi. I disinfettanti non dovrebbero essere usati quando le mani sono unte o sporche.
Il CDC suggerisce di seguire questi passaggi per un corretto utilizzo di un disinfettante per le mani:
Fatto: questi sono i posti più frequentemente contaminati da germi e batteri.
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Scrivere un sms, navigare in rete dal tablet, premere qualsiasi pulsante da quello dell’ascensore al campanello, cambiare canale della tv: la tecnologia ha reso le nostre dita indispensabili. Se infatti quelle del contadino servivano solo ad afferrare oggetti con forza, quelle dell’uomo di oggi devono sapersi muovere con precisione e indipendentemente le une dalle altre.
Primo e più grosso dito della mano, è mosso da nove muscoli separati e controllati dai tre principali nervi della mano. Il pollice umano, a differenza di quanto accade nella quasi totalità del regno animale, è opponibile: ha cioè un maggior grado di libertà nei movimenti che gli consente di toccare frontalmente (cioè polpastrello contro polpastrello) le altre dita. Secondo gli antropologi è questa caratteristica che ha permesso all’uomo di evolversi: il pollice opponibile consente, infatti, di afferrare gli oggetti con molta più facilità. Ciò avrebbe garantito all’uomo maggiore possibilità di ingegnarsi nella creazione di manufatti e, quindi, di evolversi. Sono forse queste conclusioni ad aver ispirato diversi artisti che al pollice hanno dedicato un posto d’onore: nel 1965, in occasione di una mostra sul tema della mano, l’artista francese César realizzò il celebrePouce, una scultura di 1,85 metri raffigurante il suo pollice. Attualmente l’opera è esposta a Parigi, nel moderno quartiere della Défense.
Ecco sei cose che non esisterebbero se non ci fosse il pollice:
1 | The Texas A&M “gig ‘em” hand signal | |
2 | La guerra dei pollici | |
3 | Fare l’autostop | |
4 | Il segno “Mi piace” di Facebook | |
5 | Le maniglie | |
6 | I ciucci |
Se si dovesse perdere un pollice, questo può essere ricostruito dai chirurghi della mano usando l’alluce o il secondo del dito del piede. Questa chirurgia specializzata utilizza tecniche di microchirurgia, il dito trasferito funzionerà quasi esattamente come un pollice normale. Altre tecniche ricostruttive prevedono l’utilizzo dell’indice che viene ruotato al posto del pollice ed accorciato di una falange per renderlo simile al pollice. Questo intervento, chiamato pollicizzazione dell’indice, dà ottimi risuktati sia in termini funzionali che estetici.
Il pollice è talmente importante che la sua perdita, secondo le Guide to the Evaluation of Permanent Impairmentdell’Associazione medica americana, comporta un danno del 40% in termini di riduzione di funzione della mano. Per ottenere lo stesso grado di invalidità si dovrebbe avere un’amputazione completa del medio, dell’anulare e del mignolo
È il dito più usato nella comunicazione, in quanto (come suggerisce il nome) impiegato per indicare ciò di cui stiamo parlando.
Il dito indice viene chiamato in vari modi: tra gli altri, dito dell’insegnante e dito della sensibilità, visto che in contrapposizione al pollice ci permette di apprezzare la consistenza dei materiali.
Il più sensibile dei cinque, l’indice è anche il dito della sessualità: uno studio condotto in California nel 2000 aveva dimostrato, infatti, che le persone omosessuali (uomini e donne) presentano una maggiore differenza di lunghezza tra questo dito e l’anulare rispetto alle persone eterosessuali. Il motivo non è chiaro, ma pare possa essere legato all’influenza di alcuni ormoni durante la fase embrionale. Sempre gli ormoni sono coinvolti nei risultati emersi da uno studio pubblicato alcuni anni fa dalBritish Journal of Cancer. Pare, secondo gli studiosi, che gli uomini con un indice più lungo dell’anulare hanno un rischio significativamente superiore di sviluppare il cancro alla prostata.
Forse il dito più “celebrato”, il medio ha un alto valore simbolico: estenderlo da solo è quasi ovunque in Occidente un insulto di natura sessuale. Non a caso c’è chi ne ha fatto un’opera d’arte, come Maurizio Cattelan che a Milano ha realizzato la scultura L.O.V.E., collocata in piazza Affari davanti al palazzo della Borsa. Raffigurazione in grandi dimensioni di una mano in procinto di fare il gesto del dito medio, è stata interpretata come un gesto provocatorio verso la finanza. Il simbolo del dito medio è talmente potente da aver spinto l’Unicode consortium, ente internazionale che cura lo standard Unicode usato per le tastiere di computer e smartphone, a inserire tra i suoi simboli e icone anche quella di un dito medio.
Il dito medio è infine stato inserito tra le Emoji di Windows con tutte le sue varianti cromatiche a seconda della razza di appartenenza[5]
È chiamato così perché è il dito sul quale nella tradizione cristiana si indossa l’anello nuziale (in quella ebraica è invece l’indice).
Il suo nome deriva dal latino anulus, cioè anello, quindi anche nell’antichità l’anello si portava al quarto dito della mano.
Gli Egizi pensavano che all’interno di quel dito passasse una vena che andava diretta al cuore; i Cristiani invece indicavano con il pollice, l’indice e il medio la trinità e arrivavano all’anulare dopo aver toccato quelle tre dita, ecco perché lì va la fede matrimoniale.
La scelta della mano sinistra è relativa al fatto che la mano destra si usava molto di più nei lavori di tutti i giorni, quindi la fede avrebbe dato fastidio e si sarebbe rovinata di più.
il penultimo dito della mano è un indice di virilità: ricercatori dell’Università di Cambridge (Regno Unito) hanno scoperto infatti che gli operatori di borsa con anulare lungo sono quelli che guadagnavano di più nel corso delle loro transazioni. Secondo gli studiosi questo potrebbe dipendere da livelli elevati di testosterone che li rendono maggiormente coraggiosi e assertivi di fronte ai loro interlocutori. Per la stessa ragione uomini e donne con anulari lunghi hanno una maggiore attitudine allo sport e alla resistenza fisicamentre i bambini con questa stessa caratteristica sono, secondo uno studio dell’Università di Bath (Regno Unito), più portati in matematica, materia in cui non a caso eccellono più frequente i maschi. Eppure delle cinque dita è il più debole: provate a muoverlo indipendentemente, sarà molto difficile. Il motivo? I muscoli che lo muovono sono condivisi con medio e mignolo.
Secondo alcuni ricercatori coreani il rapporto tra anulare e indice sarebbe addirittura correlato alla lunghezza del pene (il cui sviluppo, chiaramente, dipende anche dalla quantità di ormoni maschili): anulari lunghi, membri lunghi.
Altri ricercatori canadesi hanno invece osservato il comportamento di alcuni uomini quando avevano a che fare con persone del sesso opposto oppure del proprio E poi hanno loro misurato il secondo e il quarto dito. Risultato: chi sorrideva di più, ascoltava più a lungo ed era amichevole durante la conversazione con una donna aveva anche la digit ratiopiù bassa (cioè l’anulare piuttosto lungo). Gli uomini con un rapporto più alto (indice e anulare che si avvicinano per lunghezza) erano invece in media più litigiosi, sia con gli uomini sia con le donne. Al contrario, gli anulari lunghi tendevano a essere aggressivi con gli uomini ma gentili con le donne.
Fate questa prova: prendete in mano il vostro smartphonee scrivete un messaggio. Osservate la vostra mano: sicuramente il dito mignolo sarà leggermente piegato verso di voi così da sostenere l’apparecchio. Provate ora a toglierlo da quella posizione: noterete che la digitazione sarà più lenta e avrete la sensazione che il telefono vi possa scivolare di mano.Nonostante tra tutte le dita il mignolo sembri il meno importante, è proprio l’avvento degli smartphonead averlo reso protagonista. Se la maggior parte degli studi antropologici sulla mano si è concentrata sul pollice, indispensabile a maneggiare gli oggetti, anche il mignolo è necessario soprattutto quando si tratta di afferrare piccoli oggetti con precisione. Lo era per i nostri progenitori e lo è oggi: “Tenere in mano uno smartphone”, spiega Alastair J. M. Key, paleontologo alla Kent University (Regno Unito), “non è molto diverso da maneggiare una piccola pietra”.
LO SVILUPPO DELLA PRESA NEL BAMBINO
Il bambino nasce con il riflesso innato di presa grasping1, afferra cioè qualsiasi cosa venga appoggiata sul palmo della mano. Il riflesso di prensione palmare appartiene al campo dei riflessi neonatali, ed è uno dei tre riflessi prensili2. Si tratta di una contrazione istintiva dei muscoli flessori. La presa è determinata dalla risposta alla stimolazione della superficie palmare attraverso la flessione delle dita con chiusura a pugno. Questa è talmente forte che, se sollevato, il neonato può sostenere addirittura il proprio peso. Si pensa che questo riflesso sia preparatorio alla prensione volontaria, ma per sviluppare la manipolazione è necessario che esso scompaia (ciò avviene intorno ai 2 mesi, anche se è stato dimostrato che è l’ultimo dei riflessi del neonato a scomparire, quasi ad un anno di vita3.).
A questo punto il gesto della prensione attraversa un’evoluzione progressiva: l’oggetto inizialmente viene afferrato con un approccio tipo rastrello, tra il mignolo e il bordo esteriore della mano e senza l’utilizzo del pollice (prensione cubito-palmare, 3/6 mesi); lentamente il bambino comincia ad usare anche l’anulare e il medio con il palmo, attraverso un approccio parabolico all’oggetto, reso possibile anche dal maggiore controllo visivo (prensione radio-palmare, 8 mesi); infine, tramite un approccio diretto, l’oggetto viene afferrato prima con la pinza inferiore cioè con il pollice ancora esteso, e successivamente
dall’opposizione tra il pollice che si flette e l’indice (prensione radio-digitale o pinza superiore, 10/13 mesi)4. Ad un anno e mezzo il bambino arriva alla prensione vera e propria, attraverso il movimento dell’articolazione spalla-gomito- polso riesce ad afferrare un oggetto che attira la sua attenzione.
Dopo il primo anno di vita il bambino acquisisce abilità che richiedono sempre maggiore accuratezza e precisione di movimento: gli oggetti vengono manipolati, esplorati, trasferiti da una mano all’altra. D’ora in poi, tramite il gioco, la prensione si arricchirà diventando sempre più precisa e coordinata. Progressivamente si sviluppano anche le aree percettive: vista, udito, tatto. La prensione radio-digitale o pinza superiore, caratterizzata dall’opposizione pollice- indice e dall’indipendenza rispetto alle altre dita, non è solo frutto dell’attività motoria ma dell’integrazione tra motricità e percezioni propriocettive, cinestesiche e visive. Il bambino cioè diventa poco a poco consapevole delle azioni del proprio corpo e dello spazio in cui agisce5. L’esperienza ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della coordinazione oculo-motoria tipica dell’azione di afferramento e manipolazione di oggetti.
Nel secondo anno di vita inizia la prima attività simbolica del bambino e si manifestano le prime prassie di imitazione, attraverso la comprensione dell’uso funzionale degli oggetti e la capacità di stabilire relazioni tra loro, di mettere in atto sequenze di azioni e comprenderne il significato. Le abilità manipolatorie si affinano divenendo sempre più fluide ed efficaci fino a giungere alla differenziazione del ruolo delle due mani nel terzo anno di vita. Anche i movimenti intrinseci delle dita nell’esplorazione ed uso di oggetti acquisiscono gradualmente le sinergie tipiche dell’adulto6grazie alle quali le azioni in sequenza tra loro permettono di risolvere compiti sempre più complessi (es. ruotare, avvitare e svitare).
In età prescolare le abilità manipolatorie e prassiche assumono progressivamente un ruolo determinante nell’acquisizione dell’autonomia nella vita quotidiana e nelle attività di tipo grafico ed espressivo, diventando uno strumento essenziale nella vita sociale e di relazione7.
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Le mani, ma più in generale la pelle, ci aiutano a “leggere” il mondo che ci circonda e ad orientarci in esso. Vediamo come funziona il tatto.
Il tatto è il senso che ci permette di riconoscere le caratteristiche, come forma e durezza, degli oggetti che entrano in contatto con il nostro corpo.
La mano è uno degli strumenti più complessi del copro umano: è formata dal polso, dal metacarpo(le ossa che stanno sopra il palmo) e dalle cinque dita, che coni polpastrelli (l’ultima parte delle dita, sotto le unghie) sono la parte più predisposta al senso tattile. Oltre a questi ci sonoaltre zone sensibili, come le labbra e la pianta dei piedi.
In generale è proprio la pelle che, nella sua parte più superficiale (detta epidermide), contiene speciali fibre nervose, dette recettori, fatte per reagire alle variazioni di pressione. Oltre ai movimenti, la pelle è lo strumento con cui percepiamo anche gli stimoli termici(caldo o freddo) e il dolore.
Sotto l’epidermide si trova un altro strato di pelle, il derma, dove attraverso le fibre nervose sensitivei segnali esterni vengono trasmessi ai nervi del midollo spinale, dove vengono decodificati.
Qui hanno un ruolo cruciale i gangli sensitivi, cioè masse di cellule con un prolungamento nervoso che entra nel midollo spinale, da dove le informazioni tattili vengono trasferite rapidamente, attraverso tappe successive, fino alla corteccia cerebrale sensitiva del cervello
È per questo cheil nostro corpo riesce a reagire bene e in fretta a uno stimolo tattile. Ad esempio, quando proviamo a prendere un pentolino che scotta, ci tiriamo istintivamente indietro:in quel momento il cervello si mette in comunicazione istantanea con il dito ed è come se gli dicesse: «occhio che così ti scotti!». Quanto più è intensa la sensazione, tanto più è forte lo stimolo.
Anche all’interno della mano ci sono zone con più recettori e dove quindi la sensibilità è maggiore, come ad esempio il palmo.
E la sensibilità aumenta se siamo noi a muovercie non a subire il contatto di qualche corpo esterno. Il tatto non ha dunque una funzione passiva, come si potrebbe credere, ma è inserito in quella parte del sistema nervoso che controlla le contrazioni muscolari e i movimenti.
Tra i nostri cinque sensi il tatto è quello che più degli altri misura la nostra relazione con il mondo circostante: per questo c’è quel modo di dire, «ci vuole tatto», che indica la necessaria delicatezza nell’agire e nel trattare con gli altri.
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Un’altra unità di misura definita dalla mano è il “miro” (in dialetto casalbuonese “u’ mir”) che è determinata dalla distanza tra la punta del pollice e dell’indice a mano aperta in massima estensione . Il “miro” era sovente utilizzato dai ragazzi nel dopo guerra nei giochi per strada[1].
[1](fonte, PasNov2013).
Unità di misura basate sulla mano:
[1]MB NEWS – 20 Novembre 2013
La prima mano bionica su un uomo. Succede a Monza, dove Marco Lanzetta, luminare della chirurgia della mano e professore presso l’Istituto Italiano di Chirurgia della Mano a Monza, ha trapiantato su un paziente una estremità artificiale in sostituzione di quella ricevuta da donatore umano nel 2000 che lo scorso giugno, dopo una grave crisi di rigetto, fu necessario rimuovere.
Il paziente, Valter Visigalli, 48 anni, è stato il primo uomo ad aver beneficiato di un trapianto di mano monolaterale e il primo ad avere una mano “bionica”. Straordinari i tempi di recupero, l’uomo in poco più di due settimane è già in grado di guidare, scrivere e lanciare una palla.
“Abbiamo sostituito il trapianto da donatore umano – ha spiegato Lanzetta – con quello da ‘donatore tecnologico’. L’utilizzo di questa protesi di mano bionica apre importantissimi scenari per le persone che subiscono amputazioni di arti, e che potrebbe far diventare il trapianto di mano, se fatto in giovane età, una misura temporanea, nel caso vi siano effetti collaterali d rigetto o cali di funzione, come avvenuto per Valter. Questo perché in questi anni ha acquisito una rappresentazione cerebrale della mano e la sua muscolatura del braccio è stata allenata e sollecitata”.
La protesi, realizzata da un’azienda con sede a San Marino, è internamente in titanio e carbonio, ed esternamente in silicone.
[1]MB NEWS – 20 Dicembre 2013
Sembrava una storia a lieto fine. Invece questo Natale, per Valter Visigalli, 48 anni, primo uomo a beneficiare di una “mano bionica”, trapiantata lo scorso giugno da Marco Lanzetta, a Monza, presso l’Istituto italiano di chirurgia della mano, sarà un Natale da incubo. L’uomo, infatti, ha deciso di rinunciare all’arto di carbonio e titanio con rivestimento in silicone e lo ha restituito al chirurgo da cui è in cura da oltre 15 anni.
La notizia sta facendo rapidamente il giro del mondo. Visigalli, attraverso le parole della moglie, denuncia gravi problemi con l’arto, problemi che all’atto pratico impediscono di condurre una vita normale.
Visigalli, che a 13 anni perse la mano a seguito di un incidente, fu il primo trapiantato italiano, operato all’ospedale San Gerardo di Monza, da Lanzetta. Dopo 13 anni quella stessa mano gli è stata amputata perché il suo corpo la stava rigettando. Lo scorso giugno la buona nuova: l’arto bionico in sostituzione di quello umano, che apriva importanti scenari anche grazie ai primi positivi riscontri: tempi di recupero straordinari, l’uomo in poco più di due settimane era già in grado di guidare, scrivere e lanciare una palla.
Oggi, al contrario, il triste epilogo. Lanzetta pare sorpreso e deluso dalla decisione dell’uomo e della moglie e ha ipotizzato ad alcune agenzie motivazioni familiari e non sanitarie alla base della scelta di Visigalli.
Gli scienziati hanno scoperto che la transizione che ha portato alle cinque dita non è dovuta all’acquisizione di nuovi geni, ma alla diversa attivazione degli stessi: durante lo sviluppo embrionale dei topi (e dell’uomo) i geni connessi alla formazione delle dita codificano in due domini separati, mentre nei pesci le loro aree di competenza si sovrappongono.
Introducendo nei topi lo stesso tipo di regolazione che si osserva nei pesci, i roditori sviluppano sette dita per ogni zampa, una sorta di ritorno alle condizioni ancestrali dei vertebrati.
Inoltre perde la capacità di sudare.
Questo è un trucco utile per grigliare. L’eminenza tenare è un “rigonfiamento” alla base del pollice in corrispondenza del muscolo opponente: non ci sono superpoteri immagazzinati in questa parte della mano, ma può essere usata per indicare la cottura di una bistecca! Non è necessario comprare il termometro per la carne: Ecco come capire, con le proprie mani, se la bistecca è cotta come la si vuole:
Premere con l’indice destro l’eminenza tenare della mano sinistra: questa è la consistenza della bistecca cruda. Se si tocca l’eminenza tenare mentre si preme il polpastrello dell’indice contro quello del pollice, si percepisce la consistenza di una bistecca al sangue; facendo la stessa cosa premendo pollice e medio si avrà la consistenza della bistecca media al sangue, usando l’anulare sarà di consistenza media, se infine si tocca l’eminenza tenare mentre si stringono i polpastrelli di pollice e mignolo avremo la consistenza di una bistecca ben cotta.
Attraverso la ricerca e lo studio di reperti fossili del passato, gli scienziati sono stati in grado di determinare questo rapporto non si è mai modificato nel corso della storia: infatti la scoperta di ossa, denti e vari strumenti sono stati in grado di rivelare che i Neanderthal destrorsi erano di gran lunga più numerosi dei mancini, proprio come la nostra popolazione moderna.
Siamo abituati a pensare che la scienza si occupi solo di problemi molto seri, come i confini dell’Universo o della mente, ma ci sono migliaia di questioni altrettanto rilevanti dibattute nei centri di ricerca, spesso senza trovare una soluzione. Una di queste era la risposta alla fondamentale domanda: perché le dita della mano scrocchiano quando le tiriamo?
Il problema non è semplice. Se ne parla da 77 anni, da quando un medico tedesco, il professor Nordheim, studiò per primo il fenomeno con la modesta tecnologia disponibile nel 1938. Le sue conclusioni furono contestate da una ricerca del St. Thomas Hospital di Londra nel 1947, a sua volta smentita nel 1971 da un’indagine dell’Università di Leeds. Ma ora, grazie a un esperimento condotto con la risonanza magnetica dall’Università di Alberta a Edmonton, in Canada, sappiamo finalmente perché le dita scrocchiano.
La ricerca, pubblicata su «Plos One», è stata condotta da Greg Kawchuck, un medico ossessionato dal problema. Ne aveva parlato con un amico chiropratico, Jerome Fryer, un fanatico dello scrocchiamento, che ha prestato le sue dita alla scienza per sottoporle a un tiraggio artificiale nello scanner della risonanza magnetica. Ora sappiamo con certezza che l’Università di Leeds aveva torto, e che il St. Thomas Hospital si era invece avvicinato alla verità.
Quello che avviene nelle giunture ha più a che fare con le leggi della fisica dei liquidi, con le bibite gasate e con il lavaggio dei piatti di vetro che con la medicina. Nelle nocche della mano le ossa sono unite da muscoli e tendini. Le giunture sono ricoperte da una cartilagine e lubrificate dal liquido sinoviale, una sostanza composta da acqua, acido ialuronico, glicoproteine e ioni. Al St. Thomas Hospital, applicando una trazione di sette chili a un dito, si era notato già nel 1947che la giuntura nella nocca si discostava di circa mezzo centimetro, creando una depressione nel liquido sinoviale che favoriva la formazione di bolle.
A Leeds si era pensato che fosse l’esplosione di queste bolle a causare il rumore delle dita scrocchiate, ma non è così. Le dita di Fryer, tirate da un artigianale dispositivo di trazione, hanno dimostrato che è la formazione stessa delle bolle a causare il rumore, esattamente come avviene quando, aprendo una bibita, la pressione diminuisce, causando il tipico gorgoglio. Le bolle nel liquido sinoviale sono formate da idrogeno e ossigeno che si combinano e tornano al loro stato precedente dopo che il dito è stato scrocchiato. Questo dà una risposta a un’altra domanda: perché non si può fare scrocchiare lo stesso dito due volte di seguito. Bisogna aspettare che l’idrogeno e l’ossigeno tornino a mescolarsi nel liquido sinoviale per poter formare nuove bolle.
La scoperta può essere illustrata pensando a un noto fenomeno della fisica, la tribonucleazione dei piatti di vetro nel lavello. Chiunque avrà notato che due superfici di vetro bagnato creano una tensione e che per staccarle è necessario esercitare una forza che crea una rumorosa bolla nel sottile strato d’acqua che le unisce. Lo stesso avviene, in pratica, nelle nocche sottoposte a una trazione: all’inizio fanno resistenza, poi si sbloccano improvvisamente.
Ma la ricerca non è finita. Resta da scoprire per quale ragione le dita scrocchiano in alcuni individui e in altri no: in Canada già si cercano altri volontari.[4]
Quando si pensa ai movimenti di cui sono capaci le dita di una mano, è difficile credere che ogni dito abbia un solo muscolo, ma è vero. Si chiama “muscolo erettore del pelo” ed è il rrsponsabile della piloerezione dei peli che sono presenti sul dorso delle falangi delle mani
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Facendo ricorso a tutti i poteri o le possibilità, le risorse o simili di cui si dispone; con tutta la propria volontà.
Altro sign.: Con il concorso di molte persone, detto di un lavoro, di un’iniziativa e così via. Usato anche per un’opera o altro la cui scarsa uniformità denuncia l’eccessivo numero d’interventi
Senza limiti di quantità; anche senza timore di sanzioni. Riferito alla possibilità di arraffare il più possibile, in genere rubando o comunque in modi non del tutto leciti o regolari. Un tempo la locuzione indicava una concessione dei re agli esattori dei tributi o agli amministratori della giustizia considerati rappresentanti della sua mano, cioè del suo potere.
Senza usare armi, riferito in particolare a chi uccide o combatte servendosi esclusivamente delle mani.
Altro sign.: Senza l’aiuto di utensili, riferito a chi compie un’operazione che sarebbe facilitata dall’uso di attrezzi; anche con le mani prive di protezione.
Con l’uso delle armi. Detto quasi esclusivamente di una rapina, di un’aggressione e simili.
In grande quantità, come riempiendosi completamente le mani di qualcosa
Facilmente raggiungibile, tanto vicino che sarebbe sufficiente allungare una mano per arrivarci. Vale per cose, persone e situazioni.
In musica, esecuzione di due pianisti sullo stesso strumento. In senso lato, lavoro o altro svolto da due persone in collaborazione.
Pronto da esibire, da estrarre, da prendere in mano. Usato in genere per denaro e documenti.
Altro sign.: Riferito a una persona, semplice, cordiale, facile da avvicinare.
Fig.: rubacchiare, sottrarre oggetti di poco conto. In senso lato, toccare qualcosa senza il permesso di farlo. L’immagine è presa dal gesto di chi opera furti di destrezza, riuscendo ad allungare le mani fino ai beni altrui senza che il derubato se ne accorga.
Altro sign. fig.: imporre a una persona, in genere una donna, effusioni spinte non autorizzate.
Var.: allungare le zampe
Altro sign.: Più raramente, percuotere qualcuno.
Var.: alzare le mani
Fig.: riconoscere la propria impotenza; dichiarare la propria resa. È evidente che chi tiene le mani in alto non ha nessuna possibilità di usare qualche arma.
Var.: alzare le braccia
Altro sign.: Percuotere qualcuno, alzando quindi le mani contro di lui.
Fig.: manifestare esasperazione, deprecazione o simili, come se si chiedesse l’intervento divino o la grazia della sua assistenza per rimediare a una situazione o per non perdere il controllo di sé. Anche scherzoso o enfatico.
Sapere fare bene molte cose, o anche solo una ma con risultati eccezionali, riferito in genere a esecuzioni manuali e in particolare a lavori di cucito, ricamo e simili.
Possedere qualcosa, disporne, potersene servire; detto di beni, informazioni e simili. Riferito a una persona, averla in proprio potere ed essere in condizione d’imporle la propria volontà; di una situazione, dominarla saldamente, non perderne il controllo.
Avere un colpo di fortuna, come per aver saputo scegliere il biglietto vincente di una lotteria; vincere abitualmente al gioco; riuscire particolarmente bene negli affari che s’intraprendono.
Trattare qualcosa o qualcuno con delicatezza, gentilezza o diplomazia, usando le belle maniere. Anche essere indulgenti, clementi, nel punire, nel giudicare e simili.
Letteralmente, percuotere con violenza, facendo più male di quanto si pensi. In senso figurato, essere rigorosissimi, duri; punire, condannare, giudicare o rimproverare con estrema severità; trattare qualcuno rudemente senza motivo adeguato, ricorrendo alle maniere forti e a volte anche all’intimidazione, alle minacce, fino al ricatto. In senso lato, esagerare, eccedere, non avere il senso della misura; inoltre, anche mancare di finezza.
Spendere molto, scialacquare denaro generalmente in spese inutili o esagerate, come se si avessero le mani piene di buchi che pertanto non riescono a trattenere il denaro.
Essere addentro a qualcosa, in particolare a una questione d’affari, o essere legati a una situazione di potere e simili.
Allude al procedimento casalingo con cui si fa la pasta alimentare, che prevede di tuffare le mani nell’impasto di farina e acqua, latte, uova o altro.
Fig.: non potere agire, non avere alcuna possibilità d’intervento in una situazione, come se si avessero le mani materialmente legate.
Rubacchiare, essere dei ladruncoli. Anche cercare di prendersi confidenze sconvenienti con una persona dell’altro sesso.
Fig.: essersi macchiati di gravi reati o essere immischiati in qualcosa d’illecito, spesso con riferimento ad appropriazioni indebite. In senso lato, anche non essere onesti. Originariamente si diceva così degli assassini, che avevano quindi le mani sporche del sangue della loro vittime.
Var.: avere le mani pulite
Letterale: occuparsi di qualcosa, averci a che fare, interessarsene, detto in genere di un affare, un lavoro, un’occasione e simili. Detto anche di una persona con la quale si sta iniziando una relazione amorosa.
Fig.: trovarsi in una situazione favorevole, avere buone possibilità di successo.
Nei giochi di carte, significa avere in mano un gioco che promette buone possibilità di vincere. La locuzione esiste anche nell’industria cartaria, e indica una carta con ottime caratteristiche di spessore, resistenza, ingualcibilità e così via.
Altro sign.: Saper dipingere o disegnare bene.
Fig.: esagerare in rigore e severità, soprattutto se riferito a una punizione, un’accusa e simili.
Sorprendere qualcuno nell’atto di compiere qualcosa di scorretto, o con le prove evidenti della sua colpevolezza, come un ladro colto nel momento in cui nasconde la refurtiva in un sacco.
Var.: prendere con le mani nel sacco
Fig.: con fermezza, con autorevolezza, senza cedimenti. Usato in genere per chi comanda o dirige qualcosa o qualcuno.
In origine, venire in aiuto di un debole per difenderlo con la forza della propria mano armata. Oggi semplicemente aiutare, sostenere, spalleggiare.
Fig.: finire un lavoro o simili dandogli gli ultimi ritocchi.
Viene dalle tecniche di verniciatura, poiché un tempo i colori si stendevano a mano ed è pure chiamato “mano” un singolo strato di colore. L’“ultima mano”, o “mano di finitura”, è l’applicazione finale che costituisce la rifinitura. La locuzione esiste nella stessa forma già in latino, ed era riferita tanto al lavoro di finitura di un artigiano quanto al perfezionamento finale di un’opera letteraria.
Aiutare, venire in soccorso di qualcuno.
Dipingere, tinteggiare, verniciare; applicare un colore in genere, con particolare riferimento a un muro, a una parete, o anche a un oggetto qualsiasi. Usato anche in tono scherzoso per il trucco femminile.
Offrire aiuto o disponibilità, fare una piccola concessione a qualcuno che ne approfitta aumentando le pretese.
Di umili condizioni, detto di una persona; mediocre, di qualità scadente, se riferito a una cosa.
Fatto personalmente o espressamente da una persona in particolare. Si dice in genere di un’opera d’arte, di una lettera, della firma di qualcuno e così via.
Nuovo, mai usato prima né da altri. Di una notizia, recentissima, inedita, che proviene direttamente dalla fonte.
Già usato, non nuovo. Di una notizia, riportata da altri.
Fig.: essere nella posizione più favorevole per effettuare un’operazione. Deriva dai giochi di carte, e significa propriamente essere seduti a sinistra del mazziere, e quindi avere diritto a giocare per primi.
Agire per conto di altri, esporsi o figurare al loro posto.
È la traduzione letterale della locuzione latina longa manus, che ha lo stesso significato.
Essere qualcosa di provvidenziale, che giunge a proposito, al momento giusto, come se Dio si muovesse personalmente a dare il suo aiuto.
Altro sign.: Evento sfortunato o doloroso che sembra colpire qualcuno per punirlo di qualche colpa, come se Dio si muovesse personalmente a infliggere un giusto castigo.
Fig.: non avere la minima possibilità di agire, proprio come se si avessero le mani e i piedi legati.
Var.: legare mani e piedi; avere le mani legate
Affidarsi a Dio, accettare la sua volontà. Si dice in genere quando ci si trova in una situazione senza uscita o senza speranza, e in particolare in caso di grave malattie e di serio pericolo.
Altro sign.: Essere affidato alla bontà di Dio, e in senso lato anche al caso, alla sorte. Si dice quando non si sa cosa possa riservare il futuro a proposito della vita di una persona, dello sviluppo di una situazione e così via. Usato in particolare nelle situazioni di grave rischio, e soprattutto quando si ritiene di avere fatto tutto il possibile per agire nel modo migliore.
Essere prigioniero di qualcuno. In senso lato, essere in suo potere, dover sottostare alle sue decisioni e alla sua volontà.
Altro sign.: Affidarsi totalmente a qualcuno, o essere nelle condizioni di doverlo fare.
Altro sign.: Non avere potere decisionale, non avere possibilità d’intervento in una situazione o simili di cui s’incarica qualcun altro.
Essere un borseggiatore o un abile ladruncolo.
Var.: essere di mano lesta
Altro sign.: Essere maneschi, ricorrere spesso alle percosse per indurre gli altri alla propria volontà. Anche essere sempre pronti ad azzuffarsi e a picchiarsi.
Arraffare, prendere tutto quello che si può. In genere collegato al rubare, ma si dice anche in riferimento al mangiare o al bere cose che piacciono molto.
La frase “mani a basso” era il segnale che negli antichi eserciti dava il via al saccheggio.
Toccare una persona dell’altro sesso in maniera sconveniente e facendo finta di nulla, soprattutto in luoghi affollati in cui si può sfruttare la confusione e la ressa.
Fare una cosa con estrema facilità, quasi usando solo la mano sinistra ritenendo superfluo usare la destra.
Altro sign.: Fare una cosa con trascuratezza, senza la minima cura.
Fare qualcosa con estrema facilità, quasi usando una sola mano ritenendo superfluo usarle entrambe. Anche fare una cosa con leggerezza e superficialità.
Altro sign.: Fare una cosa con leggerezza e superficialità, senza porvi l’attenzione dovuta.
Fig.: manifestare grande soddisfazione.
Var.: sfregarsi le mani; stropicciarsi le mani
Lontano, scomodo, isolato, difficile e disagevole da raggiungere. Riferito a un luogo mal collegato con altre località.
Letterale: non toccare una data cosa. È oggi diffuso come slogan per manifestazioni di protesta a difesa di qualcosa, contro chi se ne vorrebbe impadronire indebitamente.
Nelle mani di una persona di fiducia, detto di una cosa, una persona o una situazione affidata alle cure di chi se ne occuperà per il meglio.
Var.: in cattive mani; essere in buone mani; essere in cattive mani; mettere in buone mani; mettere in cattive mani
In condizioni di tutta sicurezza, detto di un oggetto prezioso, di un documento importante o di una persona cara che si affida alle cure di qualcuno.
Disinteressarsi di qualcosa in cui non si vuole essere coinvolti, lasciare che se ne occupi qualcun altro.
È legato al gesto attribuito a Ponzio Pilato con il quale egli declinò qualsiasi responsabilità nella condanna di Gesù. L’episodio è riportato dal Vangelo di Matteo (XXVII, 24).
Var.: lavarsene mani e piedi; lavarsene le mani e anche i piedi
Riferito a una donna, grande maestria nei lavori classicamente femminili che richiedono abilità, delicatezza e pazienza, in particolare il ricamo, la maglia, l’uncinetto, il cucito e così via.
Altro sign.: Riferito indifferentemente a un uomo e a una donna, capacità di eseguire un lavoro con grande precisione e delicatezza. Usato soprattutto in campo medico e sanitario.
Mani prive di forza, riferito a una persona che lascia regolarmente cadere tutto, come se non riuscisse a conservare la presa. Anche figurato per chi manca d’energia, che non riesce a farsi obbedire, a tenere sotto controllo una situazione e così via.
Var.: mani di burro; mani di ricotta; mani di burro
Energia e forza di volontà nascosti sotto un’apparente dolcezza. Si dice di chi sa far valere la propria autorità pur mantenendo un atteggiamento dolce e benevolo.
Borsaiolo, abile ladruncolo, così definito a causa della rapidità delle sue azioni.
Azzuffarsi, picchiarsi, fare a botte.
Essere assolutamente certi di qualcosa, tanto da essere disposti a scommetterci e a risponderne personalmente. Riferito a una persona, garantire della sua onestà, capacità o simili.
Deriva dalle pene del Medio Evo, quando il mettere la mano nel fuoco faceva parte delle varie prove previste dal Giudizio di Dio. Un innocente avrebbe potuto contare sull’aiuto di Dio, e pertanto avrebbe ritirato la mano indenne. L’origine del detto potrebbe tuttavia essere ancora più antica, e risalire all’epoca romana e in particolare a Muzio Scevola, che avendo per errore ucciso un soldato invece del re Porsenna, secondo la tradizione affondò la mano destra in un braciere fumante per “punire la mano che ha sbagliato”.
Toccare fisicamente qualcuno per colpirlo, percuoterlo, malmenarlo. È usato anche nel senso di raggiungere un fuggiasco, di catturare un colpevole e così via.
Altro sign.: Prendersi delle libertà sconvenienti con una persona dell’altro sesso.
Prendere misure cautelative per evitare la possibilità di essere coinvolti in qualcosa o accusati di una colpa; addurre in anticipo argomenti che possono prevenire un’obiezione o simili.
Il detto sembra derivare dal gesto istintivo che si fa quando ci rende conto di essere sul punto di cadere a terra in avanti.
Di un oggetto, assicurarsene il possesso. Di una persona, catturarla o simili, anche in senso figurato, e spesso scherzoso.
Fig.: cominciare a fare qualcosa, dare inizio a un lavoro o altro.
Var.: porre mano
Altro sign.: Estrarre, tirar fuori, riferito in particolare al portafoglio quando si deve effettuare un pagamento.
In origine, la locuzione era riferita alla spada, che si estraeva per affrontare o uccidere qualcuno.
Fig.: manifestare profonda disperazione, impotenza, esasperazione, come se ci si volesse strappare i capelli per sfogarsi. Anche ironico e scherzoso.
Il gesto faceva parte del rituale seguito dalle prefiche, cioè delle donne che venivano chiamate per piangere un defunto.
Affidarsi a qualcuno di cui ci si fida, per esempio un medico o un avvocato, delegandogli scelte e decisioni.
Affermare la propria lealtà o la sincerità di quanto si dichiara. Anche dimostrare il proprio impegno nel fare qualcosa, o ancora assicurare l’intenzione di volersi comportare con umanità e giustizia.
Viene da un antico gesto rituale che equivaleva a offrire al sovrano o al proprio signore la disponibilità del proprio cuore, inteso come lealtà e fedeltà ma anche come braccio armato, dichiarandosi quindi pronti a combattere per lui.
Var.: mettersi una mano sul cuore
Fig.: essere assolutamente sinceri, spassionati; anche essere giusti, agire con umanità; oppure prendersi le proprie responsabilità dopo un accurato esame di coscienza. Oggi si usa prevalentemente per invitare qualcuno a essere comprensivo, umano e simili.
Var.: mettersi una mano sul cuore
Fig.: rodersi di rabbia per un comportamento sbagliato o per qualcosa che si è perduto e da cui si sarebbe potuto avere grande vantaggio.
Var.: mangiarsi le mani; rodersi le mani
Altro sign.: Tormentarsi, arrovellarsi; essere in ansia e simili.
Essere molto discreti; non raccontare o riferire i fatti propri o altrui; agire con grande discrezione senza rendere note le proprie azioni, in particolare quando si tratta di opere caritatevoli e simili.
È una frase riportata dal Vangelo secondo Matteo (6,3) e attribuita a Gesù in occasione del discorso della montagna: “Quando fai l’elemosina non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta.” L’intenzione è di mettere in guardia dal compiere opere buone solo per guadagnarsi una ricompensa o l’ammirazione degli altri.
Fig.: rinunciare a un’impresa, cedere di fronte ad un avversario che si considera più forte; ritirarsi.
Nel linguaggio dei giocatori significa rifiutare il gioco perché non si hanno buone carte.
Var.: cedere la mano
Diventare pratici di qualcosa, farci l’abitudine, detto in genere di un’attività prettamente manuale.
Var.: far la mano a qualcosa
Fig.: sfuggire al controllo, detto di una situazione e simili; di una persona, anche agire di propria volontà, senza più seguire direttive altrui.
Si dice nel mondo dell’ippica di un cavallo che il cavaliere non riesce più a dominare.
Fig.: guidare qualcuno in un’azione, consigliarlo, istruirlo e così via. In senso lato, anche fargli far quello che si vuole, farlo agire come si desidera per i propri scopi.
Var.: guidare la mano; tenere la mano
Letterale: restare senza niente, in particolare dopo avere operato in vista di una guadagno, un vantaggio o simili.
Fig.: restare senza niente, non trarre il vantaggio previsto, in particolare dopo avere operato, lavorato e magari anche speso in vista di un guadagno e simili.
Fig.: sentir voglia di percuotere qualcuno, in genere per esasperazione. Anche scherzoso.
Vicino, comodo da prendere, a disposizione.
Partecipare a un’azione poco onesta, o anche solo trattare con persone poco raccomandabili.
Altro sign.: Fare lavori che richiedono l’uso delle mani, e in particolare usando materiali che le sporcano.
Essere inoperosi, starsene in disparte a guardare gli altri che lavorano.
Fig.: non far nulla, come in effetti accade a chi tiene le mani in tasca. Usato soprattutto in contrapposizione ad altri che lavorano. Anche essere impossibilitati ad agire.
Oziare, poltrire; non lavorare, essere inattivi, per scelta o anche per costrizione.
Mendicare, chiedere l’elemosina. In senso figurato, chiedere aiuto, soccorso; spesso ironico o scherzoso.
Venire in aiuto a qualcuno che si trova in condizioni di bisogno.
Favorire o aiutare qualcuno in un’azione disonesta, scorretta, clandestina o simili; esserne complici o quanto meno a conoscenza.
Non mettere le mani addosso a una persona e quindi evitare di prendersi con qualcuno confidenze a lui sgradite, usato soprattutto in riferimento ai rapporti tra un uomo e una donna. In senso lato, anche sorvegliare i propri gesti e quindi il proprio comportamento.
Altro sign.: Non essere maneschi, evitare di toccare una persona per percuoterla.
Fig.: attirare i ceffoni, quasi tirandoglieli fuori dalle mani, comportandosi in maniera irritante e indisponente con qualcuno. Riferito in genere a rapporti tra genitori e figli.
Var.: far prudere le mani
Fig.: accertarsi personalmente di qualcosa.
Allude alla richiesta di San Tommaso, che non avendo assistito alla prima apparizione di Gesù rifiutò di credere alla sua resurrezione se non a condizione di “mettere il dito al posto dei chiodi e mettere la mano nel suo costato”, come dice il Vangelo di Giovanni (XX, 25 e 27-29).
Soffrire, avere un grave cruccio, tormentarsi; essere in angoscia, in preda all’ansia; anche arrovellarsi su un grave problema cui non si riesce a trovare soluzione.
Venire alla rissa, allo scontro fisico; picchiarsi, azzuffarsi.
Riferito a un oggetto, trovarlo casualmente, senza averlo cercato. Di una situazione o simili, avere l’occasione di esaminarla, considerarla, valutarla, e d’intervenirvi o approfittarne. Riferito a una persona, incontrarla per regolare una questione rimasta in sospeso, per avanzare una richiesta, ottenere o dare un’informazione, oppure anche per litigarci.
Dottor GiorgioPivato, Humanitas San Pio X e Civica Scuola di Musica per il progetto MUSICA PER LE TUE MANI!
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